Lucrezia Costa, TRENTATRÉ OVVERO TRE RAMPE DA UNDICI GRADINI
Trentatré ovvero tre rampe da undici gradini di Lucrezia Costa nasce da una riflessione dell’artista dopo la lettura di Corpi mutanti di Tiziana Villani, la quale è anche coinvolta nel sound design del lavoro e La società senza dolore di Byung Chul Han.
In passato il dolore era usato come simbolo di potere dai regnanti, poi è diventato silente e invisibile con il panottico di Bentham e oggi, in epoca postmoderna, il dolore è inutile, un sentimento da eliminare perché ostacola la produzione.
Eppure il dolore è il comune territorio di tutti noi come esseri umani: questo è il motivo per cui l’artista ha creato un Archivio partecipativo del dolore, dove le persone, rispondendo ad alcune domande sul tema, diventano parte attiva dell’opera.
Le domande sono pubbliche mentre le risposte sono private, al sicuro dentro un archivio chiuso a chiave che viene esibito nell’installazione finale, rimanendo inaccessibile. L’artista, dopo aver letto le risposte, realizza una maschera in terracotta strettamente collegata al dolore descritto da ogni persona che ha voluto partecipare all’Archivio del dolore.
Opere: Lucrezia Costa
Testi: Lucrezia Costa, Daniel Dolci e Tiziana Villani
Progetto grafico: Lucrezia Costa
Formato: 21 x 14.5 cm
Pagine: 66 + 40
Carte: Soporset, Burano Grigio
Carattere: Helvetica, Helvetica Neue Condensed
Confezione: cofanetto in cartoncino con all’interno libro rilegato a punto metallico e schede sciolte
Tipografia: Litogì, Milano
Tiratura: 100 copie numerate e firmate
Anno di pubblicazione: 2023
ISBN: 9788894703825
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Trentatré ovvero tre rampe da undici gradini by Lucrezia Costa is born from a reflection of the artist after reading Corpi mutanti by Tiziana Villani that is also involved in the sound design part of the work, and La società senza dolore by Byung Chul Han.
In the past grief and pain were used as a symbol of power by rulers, then, they became silent and invisible with the panopticon by Bentham, and now, in the postmodern era, grief became useless since it’s something that obstacles production.
But grief is the common ground of us as human beings, and this is the reason why the artist is creating a partecipatory archive of grief where people, by answering to some questions about this theme, becomes active participants of the work.
The questions are public but the answers are private and they are secured in a locked archive that is exhibited in the final installation but it’s not consultable. The artist then realizes a terracotta mask for every person who answered that deals with the answers she received from each person.
The archive is open to new answers and it is always ready to welcome new griefs. To partecipate in the archive you can answers with an online form by following this LINK